Ciao, mi chiamo Abdel, ormai sono alla Pinocchio da 15 mesi. All’inizio svolgevo tutte le attività senza nessuna difficoltà: per i primi quattro mesi non volevo farmi conoscere, per paura di affrontare i miei problemi, e tendevo a nascondere il mio passato, ma con il passare del tempo questo atteggiamento non ha retto. Grazie all’aiuto di Francesca sono riuscito a tirare fuori il mio carattere e, automaticamente, sono emerse le prime difficoltà. Fino al momento in cui le persone sono riuscite a conoscere il vero Abdel.

Dal giorno in cui Francesca è andata in maternità sono stato seguito da Giuseppe e anche con lui ho avuto un riscontro fraterno: Giuseppe alimentava la mia crescita facendomi capire l’importanza del peso delle parole e come modificare il mio atteggiamento nei confronti di chi mi stava vicino, incentivandomi a lavorare su me stesso e a crescere, invitandomi ad avere un confronto con gli operatori e con i compagni in modo maturo. Più passa il tempo e più comprendo che tutto questo è realtà e che da noi stessi possiamo ottenere molto di più.

Il motivo per il quale sto scrivendo è perché certi aspetti mi hanno colpito molto:

le parole di Walter che ci dice ogni giorno “si va avanti solo con la sincerità, per poter creare dei rapporti veri”, ma anche “si risolvono la maggior parte dei problemi affrontandoli” e, infine, “l’uomo non tira fuori mai ciò che ha dentro, come il malessere o le situazioni da affrontare, perché la paura ci ammazza”. Ogni giorno rifletto su queste parole: ogni persona ha un vuoto dentro di sé. Vorrei far capire, in questa testimonianza, che questo vuoto si può colmare con la felicità di vivere la vita giorno per giorno in pace con se stessi e che bisogna fidarsi di chi ci insegna ad affrontare la realtà.

Qui in comunità va abbastanza bene, mi trovo bene con i miei compagni e soprattutto mi trovo bene con Luciano, che mi ha consigliato molte cose giuste e in questo anno passato mi ha aiutato con consigli su come comportarmi (grazie di cuore, Luciano!).

Ultimamente mi è successo un fatto molto importante che non dimenticherò mai: è proprio vero che le belle cose non si scordano!

Alcuni mesi fa, al nostro ritorno dal banco alimentare, la mia operatrice Cinzia mi chiede di sistemare gli alimenti, dal momento che io sono il cuoco della CTP, e io dico “ma questa roba è tanta!”. Lei mi risponde dicendo che una parte la teniamo e una parte la diamo alla signora Mariangela così la porta ai poveri. Mentre comincio a sistemare la spesa in macchina di Mariangela, senza accorgermene, mi è venuta la pelle d’oca e sentivo il mio cuore battere più forte, ed una sensazione ed emozione che non saprei come spiegarvi. Dentro di me pensai che se l’anno scorso o l’anno prima ancora mi avessero proposto di fare questo lavoro, avrei detto “questo lavoro è da sfigati”. Le emozioni forti e risultatisi ottengono solo facendo esperienza, sono certo che è così, ora lo so, perché l’ho provato sulla mia pelle.

Ritorno indietro nel tempo, raccontandovi un fatto accaduto. Noi siamo una famiglia numerosa: mia madre Fatima aveva perso il lavoro e facevamo fatica; la signora Vittoria, molto amica di mia madre, ci aiutava con gli alimenti (mi ricordo bene anche se ero piccolo). Questa signora veniva spesso a trovarci: un giorno domando a mia madre “perché ti sei affezionata a Vittoria e parli sempre bene di lei?”. Sapete cosa mi ha risposto? “Figlio mio, lei è diversa dalle altre amiche, Vittoria ha qualche cosa di speciale”. Insomma, questa signora, a cui io devo molto, è stata al mio fianco nel bene e nel male seguendomi anche quando ero in carcere, fino al mio ingresso alla Pinocchio. Credetemi,

per me entrare in comunità non è stata una sfiga, come pensavo all’inizio, ma la salvezza.

Alcuni giorni dopo l’udienza di Papa Francesco con Comunione e liberazione, telefono a casa per salutare i miei e dico a mia mamma di salutare Vittoria. “Quando torna da Roma te la saluto, perché è andata dal Papa”. Allora ho capito che anche Vittoria è di “CL”.

Stando qua in comunità provo lo stesso bene e la gioia che provavamo per questa amica. Anche se non sono cristiano, il carisma di don Giussani e la realtà, di cui spesso lui parla, mi aiuta a essere un buon mussulmano: mi sono convinto che alla Pinocchio ci provocano educandoci a fare di noi stessi degli uomini, a riacquistare la stima verso noi stessi e a volerci bene. Perché noi abbiamo bisogno di essere voluti bene.